In
una società in cui gli uomini sono posseduti dal desiderio
inesauribile di avere sempre di più (pleonexia), sapere che
Domenico Lucano non abbia tratto vantaggi economici dalle violazioni
della legge che gli vengono addebitate ci fa tirare un sospiro di
sollievo. Più difficile, al momento, è capire se anche lui sia
posseduto dalla passione del potere e del possesso (libido
domimandi).
Resta
da appurare come siano stati utilizzati fondi dello Stato ma ciò
non soffoca il nostro sollievo.
Pur
agli arresti domiciliari, Lucano è entrato a far parte, honoris
causa, mi viene da dire, della numerosa, controversa, ma anche nobile
famiglia dei disobbedienti della quale fanno parte, a diverso titolo
e con diversa dignità, da Socrate ai terroristi, senza dimenticare
le nazioni disobbedienti.
I
disobbedienti sono tali ognuno a suo modo, alcuni di essi hanno
affascinato diverse generazioni fino a diventare icone ormai impresse
nel marmo della storia.
Disobbediente
nei confronti della società fu Thoreau, con la sua “vita nei
boschi” che ci parla ancora oggi, disobbediente fu Rosa Parks con
quel rifiuto aperto e “inconcepibile” che le valse il carcere,
disobbediente fu Franca Viola che subì uno stupro, sfidò il sentire
comune del tempo senza rinnegare i propri principi, disobbediente fu
Socrate che, accusato di empietà, pur potendo fuggire con l’aiuto
dell’amico Critone, accetto la cicuta per riaffermare la fedeltà
alla legge il cui rispetto aveva sempre insegnato.
No,
per quello che ad oggi sappiamo, non posso considerare Lucano un
disobbediente.
Adolfo Montagna