PORTO EMPEDOCLE: VENTI ANNI SENZA DEMOCRAZIA
Porto Empedocle è un nodo di Gordio che
attende la spada che lo taglierà.
Perché sia diventata tale è difficile dirlo
a meno che non si voglia cavalcare il mainstream “Firetto” che, certo, non è
esente da responsabilità ma che non è il nodo di Gordio, semmai la conseguenza.
La luce corrusca, che da Porto Empedocle
aveva preso a diffondersi verso Agrigento e oltre, d’improvviso s’è spenta e
non solo metaforicamente. Sono così cominciati schiamazzi forieri del niente,
flatus vocis di gente che sta ancora nella caverna del filosofo e continua ad
accontentarsi di ombre ingannatrici: chi ne uscirà? Chi potrà impugnare la
spada per tagliare il nodo di Gordio?
Porto Empedocle è un disastro oggi in mano
a interpreti dell’opposizione, folgorati sulla via del buon governo, che ne stanno
facendo un “bue squartato”. Ognuno di
essi, cioè, cerca di ritagliarsi dalla carcassa del bue una bella bistecca e se
la cucina a modo suo. Spera di offrire
sempre qualcosa di sostanzioso, ma le voci che si sentono vengono tutte dalla
“caverna” e nessuna di esse ha il coraggio di dire “scusate il ritardo”, solo
j’accuse da bocche da cui sarebbe “più degno il silenzio ch’il parlare” almeno
per non sentir quell’”Io”, il più maleducato di tutti i pronomi.
Vent’anni, o quasi, senza pòlemos sono
vent’anni senza democrazia e senza controlli la cui assenza ha prodotto
dissesto finanziario (chiamiamola per come si deve la situazione finanziaria di
Porto Empedocle) e altro, tanto altro.
Potrà impugnare la spada colui
che riuscirà a capire il perché del vuoto sostanziale e del brutale
silenzio che avvinghiano la società empedoclina trasformando la paura di
scegliere e il terrore delle responsabilità, questa sorta di nichilismo, in un grido
di esistenza e di rivolta che dovrà venire dagli empedoclini che sapranno guardare con
sguardo veritativo ad una classe politica divenuta apolitica, poiché in essa
non si trova più alcun orientamento al bene della polis.
Potrà impugnare la spada chi saprà
interpretare il conformismo come dittatura e la miseria come forza vitale e
morale al fianco della quale combattere; un uomo della realtà, un moralista
perfino, capace di guardare alle cose “sub specie imperfectionis”.
Non è facile mentre è facile capire che a
nulla valgono pelosi appelli ecumenici ispirati, dicono, dalla straordinarietà
della situazione.
Ne frattempo qualcuno, ne conto venti ma
solo per cominciare, dovrebbe fare un passo avanti dicendo di voler fare un
passo indietro.
Adolfo Montagna
Puccllicado si Grandangolo del 19/3/2016
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