sabato 26 marzo 2016



PORTO EMPEDOCLE: VENTI ANNI SENZA DEMOCRAZIA
Porto Empedocle è un nodo di Gordio che attende la spada che lo taglierà.
Perché sia diventata tale è difficile dirlo a meno che non si voglia cavalcare il mainstream “Firetto” che, certo, non è esente da responsabilità ma che non è il nodo di Gordio, semmai la conseguenza.
La luce corrusca, che da Porto Empedocle aveva preso a diffondersi verso Agrigento e oltre, d’improvviso s’è spenta e non solo metaforicamente. Sono così cominciati schiamazzi forieri del niente, flatus vocis di gente che sta ancora nella caverna del filosofo e continua ad accontentarsi di ombre ingannatrici: chi ne uscirà? Chi potrà impugnare la spada per tagliare il nodo di Gordio?
Porto Empedocle è un disastro oggi in mano a interpreti dell’opposizione, folgorati sulla via del buon governo, che ne stanno facendo  un “bue squartato”. Ognuno di essi, cioè, cerca di ritagliarsi dalla carcassa del bue una bella bistecca e se la cucina a modo suo. Spera di  offrire sempre qualcosa di sostanzioso, ma le voci che si sentono vengono tutte dalla “caverna” e nessuna di esse ha il coraggio di dire “scusate il ritardo”, solo j’accuse da bocche da cui sarebbe “più degno il silenzio ch’il parlare” almeno per non sentir quell’”Io”, il più maleducato di tutti i pronomi.
Vent’anni, o quasi, senza pòlemos sono vent’anni senza democrazia e senza controlli la cui assenza ha prodotto dissesto finanziario (chiamiamola per come si deve la situazione finanziaria di Porto Empedocle) e altro, tanto altro.
Potrà impugnare la spada  colui  che riuscirà a capire il perché del vuoto sostanziale e del brutale silenzio che avvinghiano la società empedoclina trasformando la paura di scegliere e il terrore delle responsabilità, questa sorta di nichilismo, in un grido di esistenza e di rivolta che dovrà venire dagli empedoclini che sapranno guardare con sguardo veritativo ad una classe politica divenuta apolitica, poiché in essa non si trova più alcun orientamento al bene della polis.
Potrà impugnare la spada chi saprà interpretare il conformismo come dittatura e la miseria come forza vitale e morale al fianco della quale combattere; un uomo della realtà, un moralista perfino, capace di guardare alle cose “sub specie imperfectionis”.
Non è facile mentre è facile capire che a nulla valgono pelosi appelli ecumenici ispirati, dicono, dalla straordinarietà della situazione.
Ne frattempo qualcuno, ne conto venti ma solo per cominciare, dovrebbe fare un passo avanti dicendo di voler fare un passo indietro.

Adolfo Montagna 
Puccllicado si Grandangolo del 19/3/2016
    
                                                                                                              







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