martedì 30 novembre 1999

Via Spinola 120

State leggendo una sorta di sommario degli argomenti che tratterò durante la campagna elettorale. Il titolo è un indirizzo che rappresenta la molto improbabile residenza di un assessore comunale di cui parlerò insieme al sempre più frequente richiamo del  Codice Etico approvato dal Parlamento Europeo.

Cercherò di ragionare su un sindaco che aderisce al Codice Etico Europeo nonostante abbia tollerato per quasi tutto il suo mandato la violazione del Codice Urbani da parte di un suo assessore. Come può farlo? Come può aderire al Codice Etico  se la tolleranza è essa stessa violazione del Codice Urbani?
Cercherò di ragionare su un assessore che ha violato il Codice Urbano al punto tale da “costringere” il Sindaco a emettere ordinanza nei suoi confronti. Anche lui, come può aderire al Codice Etico?
Cercherò di ragionare su un Presidente del Consiglio che dopo essersi “beccato” dal sindaco Ferrara ben 10 incarichi legali e 4 di consulenza, perfettamente “incastrati”, parla di Codice Etico.
Cercherò di dimostrare come dal pasticcio sul Palazzo Montagna si possa capire molto sugli equilibri del potere Empedoclino e su come esso venga veicolato attraverso il prisma deformatore della propaganda.

Cercherò di ragionare sulla candidatura di Paolo Ferrara e su ciò di cui abbisogna per guadagnare un minimo di credibilità.
Adolfo Montagna

Quella strana idea di legalità

 C’è un potere arrogante a Porto Empedocle che ha i modi gentili di Lillo Firetto e la sostanza amministrativa di sempre, fatta di privilegi e strabismi che ben si conoscono dalle nostre parti.
Un potere arrogante che ostenta la difesa dei luoghi e dei cittadini che li abitano, ma è pronto all’ignobile silenzio di fronte agli articoli di Gian Antonio Stella che per promuovere il rigassificatore ha detto di Porto Empedocle:
  • “un' immonda discarica di cadaveri industriali”;

  • È stata assassinata da decenni. Stuprata da una industrializzazione selvaggia. Sconvolta dalla costruzione di fabbriche e ciminiere e depositi e cisterne”;

  • “Insomma, una schifezza che grazie a Dio, fatta eccezione per le ciminiere, non si vede né dai Templi né dalla casa di Pirandello né dalla contrada Kaos”.

Il tutto condito dalle solite citazioni pirandelliane che usate in certi contesti e a certi fini sembrano perfino banali.
Attenzione alle parole usate in poche righe dell’articolo: immonda, assassinata, stuprata, selvaggia, sconvolta, schifezza, grazie a Dio. Non si vuol dare adito al minimo dubbio, il lettore deve avere la certezza quasi dommatica che quella è Porto Empedocle
Alla facondia di Stella è seguito il silenzio peloso di tutte le istituzioni: sindaco, presidente del consiglio, consiglieri comunali, Pro Loco perfino Camilleri, aedo della Porto Empedocle che verrà, autore delle “poesie incivili” (SIC!), ma (in)spiegabilmente muto sul preclaro esempio di “giornalismo incivile” di Stella.
C’è un potere arrogante e autoreferenziale che definisce “coraggioso” (Firetto alla trasmissione “Tema” del 24/12/10) l’abbattimento delle catapecchie di Largo Inghilleri e nulla fa per salvaguardare “U Casamentu Montagna”, unico edificio empedoclino vincolato dalla Soprintendenza, ma (l’avversativa è d’obbligo) di proprietà di Salvatore Burgio, assessore della giunta Firetto.
C’è un potere forte con i deboli e debole con i forti e se così non è Firetto dovrebbe spiegare perché l’assessore Burgio non ha ottemperato alle prescrizioni del Codice Urbani e perché il Comune non è subentrato in danno del proprietario come prescrive detto Codice.
Non solo, basta passare per la via Lincoln per rendersi conto di come sia stato ridotto il tratto di strada sul quale si affaccia “U Casamentu”: una autentico scempio. Altro che decoro urbano o salvaguardia della regioni dell’arte! Solo sfacciataggine senza freni che arriva a mettere a rischio la circolazione veicolare e quindi la sicurezza dei cittadini.
Ma quant’è potente l’assessore Burgio! E quanto poco lo è, per converso, chi dovrebbe opporsi ad un simile uso del potere politico.  
Firetto dovrebbe spiegare il nesso tra il concerto della legalità tenuto dai Modena City Ramblers a capodanno e un assessore che viola la legge, un comune che consentendo che ciò avvenga e non intervenendo a sua volta viola due volte la legge mettendo pure a rischio l’incolumità dei cittadini.
Il dubbio che s’insinua è che a  Porto Empedocle, come nella “Fattoria degli animali”, tutti gli uomini sono uguali ma alcuni uomini sono più uguali.
Qualche mese fa mi sono trovato a parlare della Palazzina Montagna con un intellettuale agrigentino che dopo avermi ascoltato ha detto: “strano, Firetto sembra un sindaco sensibile…”
Ma se Firetto è un sindaco “sensibile”, e io sono certo che lo è,  occorre interrogarsi su certi black out che ne caratterizzano l’azione e ne opacizzano il luccichio, bisogna interrogarsi su chi detenga la golden share del potere empedoclino e sulla natura del potere stesso. Bisogna capire se Firetto ha bisogno d’aiuto politico. E’ mai possibile che sia così eticamente insensibile da non dire una parola su un tema fortemente etico come quello rappresentato dagli incarichi e dalle consulenze del Presidente Troja? Anche ammesso che sia così insensibile la sua esperienza politica gli impedirebbe di dimostrarlo.
Attenzione quindi “U Casamentu” e gli incarichi di Troja sono segnali che, se bene intesi, debbono portarci tutti, a cominciare dai “firettiani”, a riflettere su questa Porto Empedocle dove forse c’è molta polvere sotto i tappeti.
Adolfo Montagna

Il nemico principale

Si voterà, è sicuro,  quest’Italia confusa e rissosa ha bisogno del voto quanto un malato con la febbre a quaranta di un antibiotico.
Fin’ora abbiamo assistito ad uno spettacolo indegno messo in scena in una società dominata dai media dove le idee sono semplici simulacri e rappresentazioni autoreferenziali rispetto alle quali è estranea la centralità di un ragionamento libero e intellettualmente onesto.
Senza idee né prospettive da regalare a un paese irrimediabilmente fermo, la politica oggi offre solo risse che non fanno altro che infoltire le file dei prossimi astenuti ed impedire quel ricambio generazionale necessario ma ad oggi impossibile perché i giovani si tengono ben lontani da partiti che non sono più nidi d’idee, hanno perduto ogni capacità fascinatoria  e si caratterizzano soltanto per avere un padrone.
Più passa il tempo che ci separa dalla fine del novecento e delle ideologie e meno la politica sente il bisogno della cultura che il “poeta della negritudine” definiva “l’alfa e l’omega della politica” .
Oggi, per fare politica, partendo dal basso, dai piccoli centri, basta avere una famiglia numerosa; salendo, con l’attuale legge elettorale, basta essere nelle grazie del padrone del partito.
Eppure l’Italia si trova davanti a due sentieri convergenti, uno che porta alla conservazione dello status quo e l’altro che conduce avanti verso spazi soltanto pensati.
Se vogliamo dare un senso alle parole e non considerarle flatus voci possiamo affermare che c’è un partito che ha il dovere, si proprio il dovere, di condurci alle elezioni anticipate e di guidare, si di guidare, il fronte antiberlusconiano.
Quest’onere, ma io dico onore, spetta a Futuro e Libertà.
Dal momento in cui i finiani si sono scusati con Montanelli, il quale aveva definito l'Italia berlusconiana come la peggiore delle italie che avesse visto e il berlusconismo come la "feccia che risale il pozzo, essi hanno assunto un impegno che baypassa quello di rispettare il volere degli elettori. I finiani hanno cambiato idea e cambiare idea non è affatto disdicevole, anzi, è indice di sensibilità e di assenza di superficialità come ci dice Fernando Pessoa in “cronache della vita che passa” e può sanare errori del passato.  Hanno cambiato idea e devono coraggiosamente imboccare la strada indicata proprio da un finiano, Fabio Granata, che ha evocato la categoria del “nemico principale” di Carl Schmitt.
Del resto, a ben guardare, Montanelli quando ruppe con Berlusconi che voleva fare de “Il Giornale” l’organo di partito di Forza Italia, dal 1994 appoggiò tutti coloro che si opponevano a Berlusconi: prima Segni e Martinazzoli poi, criticamente, l’Ulivo.
Bisogna partire dall’approvazione di una nuova legge elettorale per arrivare a quella sorta di CLN e quindi alle elezioni. Sarà qualcosa di molto vicino alla maggioranza che sostiene Lombardo che però nasce da motivazione diverse, probabilmente meno strategiche e forse più auto conservative.
Non bisogna dimenticare inoltre che una alleanza elettorale contro il “nemico principale” sarebbe anche un’alleanza contro la rozzezza e l’egoismo leghisti.
La necessità di mettere ordine alla politica impone di gettare uno sguardo anche su Agrigento dove fin’ora Zambuto ha fatto tutto e il contrario di tutto rivelandosi per i partiti una sorta di “partita di giro” uscendovi per poi rientrarci, facendo ribaltoni e contro-ribaltoni a proposito dei quali c’è da dire che suscitano scandalo quando si subiscono mentre sono necessari, quasi frutto di un “laboratorio politico”, quando se ne beneficia.
Zambuto deve fare capire una volta per tutte qual è il suo progetto politico, ci deve rassicurare e far capire che c’è qualcosa che va oltre le lamentazioni e soprattutto deve mettere mano alle emergenze agrigentine  che sono tante e non limitate al mare di San Leone. Dovrebbe per esempio prendere l’abitudine di farsi vedere semestralmente e per qualche ora, in fondo non è molto, nei quartieri satellite di Agrigento da dove manca, se la memoria non m’inganna, dai giorni della campagna elettorale.
Adolfo Montagna

Via Lincoln - tratto Assessore Burgio

Un passo dopo l’altro, chi ne abbia voglia, percorrendo la Via Lincolnn di Porto Empedocle in direzione ovest-est (verso la stazione ferroviaria ormai in disuso) ad un certo punto si troverà alla propria sinistra uno scandalo politico – amministrativo - culturale grande quanto una casa. Anzi grande quanto un “casamentu”.

“U casamentu Montagna” sta lì dalla fine dell’800, vincolato dalla Soprintendenza dal 2005, oggi è di proprietà dell’assessore della Giunta Firetto Salvatore Bugio. L’assessore Bugio, secondo le prescrizioni del Codice Urbani, ha l’obbligo di mettere in sicurezza il manufatto per preservare le ragioni dell’arte che esso rappresenta.

Progettato dall’Arch. Gravanti, lo stesso progettista, tra l’altro, del Palazzo dell’Orologio di Agrigento e dei Quattro Pizzi di Giachery, forse la più famosa architettura neogotica palermitana “U Casamentu” è stato oggetto nel 1996 di uno studio particolareggiato sulla rivista di architettura “Demetra”.

L’assessore Burgio fin’ora non ha fatto nulla, facendo aggravare vieppiù il decadimento della struttura. ed il Sindaco che avrebbe dovuto intervenite in danno del proprietario è rimasto parimenti immobile.

E’ uno scandalo politico - amministrativo, una grave scandalo, soprattutto se raffrontato alla vulgata corrente che vuole Firetto sensibile alle ragioni del decoro urbano e della cultura.

Il Firetto che ha provveduto a fare abbattere, in danno dei proprietari, delle costruzioni fatiscenti che offendevano il decoro urbano è lo stesso che tiene in non cale le ragioni della cultura che “U Casamentu” degnamente rappresenta.

Evidentemente Firetto ritiene che basti pronunciare il nome “magico” di Camilleri o far scrivere un passo di un romanzo di Simonetta Agnello Hornby per fare di Porto Empedocle una città di cultura.

Inzuppate pienamente nella vergogna stanno le transenne a protezione della pubblica incolumità che abbracciano “U Casamentu”.

Bisogna andarci, bisogna andarci per vedere le inadempienze, che possono tranquillamente essere definite violazioni di legge, che si mostrano quasi arroganti anche allo sguardo più distratto.

E’ stata occupata un’intera carreggiata per tutta la lunghezza del manufatto, istituito il senso unico alternato e collocato uno specchio. Il tutto ovviamente a cura, non sappiamo se a spese, dell’amministrazione Firetto e con grave nocumento della circolazione veicolare e rischio per gli automobilisti.

Via Lincoln – tratto assessore Burgio – così d’ora innanzi può essere definito il tratto della Via Lincoln antistante “U Casamentu”, paradigma enorme, unitamente all’abbandono di cui soffrono altre parti del territorio empedoclini, di un modus operandi che permette di definire le cose che Firetto sta facendo come “opere di distrazione di massa”.

Firetto dovrebbe spiegare per quale motivo “U Casamentu Montagna” è lasciato alle “cure” degli agenti atmosferici e del tempo che passa.

Vorremmo sapere se il Sindaco Firetto ha le mani libere o se l’ass. Burgio è così potente da obbligare Firetto all’immobilismo.

Facci sapere Firetto e soprattutto, ricordando un manifesto fatto affiggere dal mai troppo rimpianto Giovanni Gibilaro in occasione dell’elezione a Sindaco dell’altrettanto mai troppo rimpianto Gino Santino: Firetto “non aver paura di avere coraggio”.
Adolfo Montagna

Babele

Da tempo la politica ha assunto un significato ben lontano dalla definizione aristotelica e da quelle di tutti i teorici che nel tempo si sono cimentati nel definirla.

Essa oggi è sinonimo di intrighi, guerre, tradimenti, mera lotta per il potere, egoismo e via snocciolando.

Tutto ciò si sposa con l’assenteismo che sempre cresce ad ogni consultazione elettorale e con la sfiducia che accompagna per mano coloro che mestamente e senza speranze, bovinamente quasi, si recano alle urne.

A differenza delle guerre che terminano con i trattati di pace, la politica “non finisce mai” in mano com’è a politici sempre uguali a se stessi, pronti semmai a peggiorare e ad inventarsi escamotage linguistici, partiti, magari spaccando quelli già esistenti, pur di rimanere abbarbicati al potere.

Il PDL ormai vince le elezioni ma “perde la vittoria”, dimostrandosi incapace di governare a Roma come a Palermo e dove perde le elezioni, come ad Agrigento, riesce a “vincere la sconfitta”.

Il PD “perde la vittoria” ad Agrigento e vuole “vincere la sconfitta” a Palermo imitando l’imitazione dell’egoismo leghista che il PDL ha iniziato a rappresentare facendo nel contempo un favore a Lombardo assiso, nell’attesa, sul bordo del fiume.

Nel frattempo una sorta di “liberi tutti” ha dato la stura alle più varie alleanze nelle recenti elezioni siciliane e nel linguaggio della politica si registra l’invenzione del “governo dei competenti”.

Il PD sfoglia la margherita e rischia che l’ultimo petalo sia quello di Lumia che priverebbe il partito della possibilità di proporsi come unica alternativa alla incapacità di governare di cui il PDL, sebbene sotto altre sigle e con alleanze variabili, fa sfoggio ormai da diverse legislature.

Ad Agrigento il PD sta tenendo secondo me una posizione coerente e dignitosa nonostante qualche prurito che di tanto in tanto affiora.

Zambuto è stato artefice di un ribaltone. L’attuale giunta è figlia di due demiurghi: l’On. Alfano che ha preso per mano Zambuto e lo ha reintrodotto in quel teatrino della politica, tanto aborrito da Berlusconi, dal quale il sindaco era appena uscito e l’Avv. Arnone, la cui solitudine politica lo ha portato a perorare un patente tradimento della volontà elettorale del popolo agrigentino.

In questo caso non è stato necessario inventare un escamotage giustificativo del tradimento; è bastato far ricorso all’emergenza.

Allora la domanda sorge spontanea, direbbe qualcuno: ma Zambuto non si è per caso candidato senza avere contezza della situazione Agrigentina? E se lo sapeva perché si è riparato dietro l’escamotage, ecco che ritorna, “al di sopra dei partiti”? E Arnone? Anche lui non sapeva? E’ possibile mai che per governare Agrigento ci voglia solo il centro- destra e questo centro-destra?

Ad Agrigento nel passato si è spesso parlato di “laboratorio politico”, ma il laboratorio politico oggi dovrebbe nascere al di fuori del Consiglio Comunale attraverso gli “stati generali” di tutti coloro i quali, partiti, sindacati, intellettuali, vogliono restituire le speranze scippate agli agrigentini dalla giunta Zambuto e dai suoi demiurghi.
Adolfo Montagna

Tra opinioni e sciocchezze



Chi vuole capire dove inizi il gioco politico ad Agrigento, da quale atto di volontà promani l’esser di destra (centro) o di sinistra (centro) e quali atti giustifichino tale volontà rischia di capir poco o punto.

La “liquidità” delle alleanze e dello stare nei partiti non va intesa in senso “baumaniano”, ma come sostanziale assenza di un sentire che abbia congruo radicamento valoriale ed ideale.

Parliamo di Agrigento, ma il ragionamento può “vestire” come un abito sartoriale tutte le realtà politiche siciliane ed italiane.

La peculiarità agrigentina, non so quanto unica, consiste nello scontro ultra - decennale tra Arnone e …

Si tratta del “metodo Arnone” come in una recente puntata di “Tema” è stato definito dall’avvocato Pennica.

Proprio da questo confronto desidero partire per marcare la differenza tra chi è riuscito a volare alto, artigliando però le miserie dal basso, e chi ha tentato, absit iniuria.., “goffi voli … di parola, volando come vola il tacchino” (celebriamo i settant’anni di Guccini), tra chi definisce le idee altrui, quantunque contrarie alle proprie, “opinioni” e chi le definisce “sciocchezze”. E’ il tipo di interlocutore che Arnone,  per insipienza del centro-destra, non ha mai avuto in consiglio comunale.

Qualunque analisi non può prescindere quindi dall’ammissione dello stato di “minorità” di Kantiana memoria in cui si è trovato il centro-destra in consiglio comunale.


Il “metodo Arnone”, si diceva. Già. Ma dove affonda le proprie radici?


Io penso che nell’azione politica di Arnone si intravedano con grande chiarezza i vizi dai quali la sinistra non è ancora riuscita ad affrancarsi.


Vedo una forbice tra l’hoc volo… di Giovenale e il Marx che oltre ad occuparsi delle sue dottrine era sempre pronto ad attaccare feroci polemiche con quelli che non la pensavano come lui.


Arnone ha spostato il giuoco destra – sinistra, storicamente lanciato da coloro i quali si collocavano a sinistra per escludere la destra, facendolo diventare legalità–illegalità, competenza- incompetenza  ponendosi dalla parte della legalità e della competenza rigettando gli avversari dalla parte opposta.


Arnone, come la sinistra, ha bisogno di presentare la sua lotta come necessaria, moralmente necessaria, non disdegnando, per farlo, il ricorso all’autoreferenzialità; il “nemico” è essenziale per la sua attività politica e poco importa se sia un ex amico: ci deve essere.


Nella smania auto-celebrativa, per colpire l’immaginario della massaie a lui tanto care e per mantenere il ruolo di primo della classe, Arnone riesce a dare la patente di miglior avversario di sempre all’avvocato Pennica, ergendosi a giudice proprio mentre sta perdendo il confronto, quando, ancora absit iniuria…, “lo squalo” appare come un “pesce di fiume” (continuiamo a celebrare i settant’anni di Guccini).


La grande opzione per il futuro sta nella capacità di scegliere tra "opinioni" e "sciochezze".
Adolfo Montagna

Il fallimento di Zambuto e dei...

Ci sono dei momenti storici in cui un popolo, atavicamente abituato a rimanere aduggiato all’ombra fredda di un sistema di potere occhiuto e prevaricante, silenziosamente, sembra non attendere altro che l’uomo capace di farlo uscire da quell’ ombra fredda gestita dai “marcanti di dolore” di “tonelliana” memoria fatta di miserie, prevaricazioni e illusioni.

E’ accaduto a Porto Empedocle con Gibilaro, stava accedendo ad Agrigento con Arnone ed è accaduto ad Agrigento con Zambuto.

Poi passaggi politici del sindaco, oneste dimissioni degli assessori della prima ora per giungere allo Zambuto ter, ai partiti, agli assessori targati ed alla campagna finalizzata al “todos Caballeros” che in soldoni significherebbe totale assenza di opposizione e la fine del sogno di quei cittadini che avevano votato credendo che il loro voto potesse essere propedeutico alla  vittoria di Zambuto e l’incipit di una primavera che doveva essere immediatamente accompagnata da adeguate analisi culturali finalizzate ad analizzarne la scaturigine ed a cementarne il risultato.

Il voto espresso ormai non conta più, conta l’emergenza che pare possa essere affrontata e risolta mercè le sollecitazioni che i “viceré” agrigentini riceveranno dai loro referenti in giunta.

Ragionamento alquanto pericoloso da cui si potrebbe (si può?) dedurre che per ottenere i finanziamenti le amministrazioni locali debbono avere lo stesso colore politico del governo regionale e di quello nazionale.

I partiti che resistono sono reprobi con pulsioni passatiste di tipo “brezneviano” e via dicendo. Ciò secondo le migliori penne agrigentine alle quali, peraltro, non vengono risparmiate risposte piccate da parte dei “resistenti”.

Quelli che non vogliono sottomettersi sono nell’errore e quelli che si sentono nella verità ritengono di avere il diritto di strappare gli altri dall’errore mettendo in atto la logica discriminatoria propria dei totalitarismi secondo cui “chi non è con me è contro di me”.

Comunque andrà a finire possiamo dire “addio primavera agrigentina”, ammesso che sia stata veramente nei cuori di chi l’ha invocata e non semplice usbergo per soddisfare ambizioni che a questo punto possono essere tranquillamente definite "malcelate”.

La prospettiva che aleggia sopra questo progetto è palesemente quella di creare una correlazione naturale tra passato e futuro e ci riporta alla concezione dell’irredimibilità di sciasciana memoria. 
Adolfo Montagna

Lettera aperta al Sindaco Firetto

Egregio Sindaco,

come certamente sai ti ho scritto una lettera indirizzata anche, per conoscenza, alla Soprintendenza ai BB.CC.AA. sul Palazzo Montagna, vincolato dalla stessa Soprintendenza con D.D.G. 6690 del 27 luglio 2005 e di proprietà dell’assessore Burgio.

Progettato dall’Arch. Gravanti, progettista anche dell’immobile che ospita la Camera di Commercio di Agrigento, oggetto di uno studio particolareggiato sulla rivista di architettura “Demetra”, oggi il Palazzo Montagna è in condizioni di estremo degrado perché l’assessore Burgio non si è curato di ottemperare alle prescrizioni del Codice Urbani. Ha acquistato l’immobile “per sottrarlo alle aspirazioni di speculatori edilizi che erano pronti a demolirlo per farne chissà cosa” perchè “sono un amante di queste opere d’arte e intendo riportarlo a nuova vita … ci vogliono molti soldi per ristrutturare il tutto, già messo in sicurezza. Al momento questi soldi non ci sono” (“La Sicilia” 20/3/09)

E’ giusto chiosare dicendo che è un modo di agire ben strano quello di acquistare per sottrarre agli speculatori senza avere i soldi, consegnando di fatto l’immobile alle offese del tempo che passa e degli agenti atmosferici. Occorre altresì precisare che quando Burgio dice di aver messo in sicurezza l’immobile intende dire che lo ha transennato per preservare la pubblica incolumità e basta.

Bisogna dire, eccome se bisogna farlo, che il comune ha dei doveri e una facoltà.

Cominciamo dalla facoltà: il Comune ha la facoltà di espropriare, ai sensi dell’art. 838 del Codice Civile, in quanto ne esistono i presupposti; in quanto, cioè, nuoce “gravemente al decoro delle città o alle ragioni dell'arte, della storia o della sanità pubblica”.

L’obbligo che ha il Sindaco, che hai caro Lillo, discende invece dal Codice Urbani: in assenza dell’intervento del proprietario dell’immobile vincolato, volto a mettere in sicurezza l’immobile stesso, il Comune deve intervenire sostituendosi al proprietario e rivalendosi sullo stesso. Detto in soldoni, come sai, il Comune pone in essere gli interventi volti a mettere in sicurezza l’edificio rivalendosi sul proprietario per quanto riguarda l’aspetto economico.

Il Comune fin’ora non ha fatto nulla di tutto ciò ed è strano, se si vuole usare un eufemismo, visto l’interesse che hai dimostrato nel recupero di piccoli angoli del territorio empedoclino anche mettendo, per esempio, un faro che illumina graziosamente una palma.

Perché rimani in operoso nei confronti di quella che lo stesso Burgio definisce “un’opera d’arte”? Nell’ultimo volantino ho detto che non vorrei che la buona ordinaria amministrazione che stai attuando altro non sia che “un’arma di distrazione di massa”. Io faccio le piccole cose, quelle che mi fanno fare, ma mi volto dall’altra parte quando vedo certo degrado per affrontare il quale dovrei scontrarmi con quel sistema di potere che mi ha fatto eleggere e potrebbe farmi fare la fine che ha fatto fare a Guarraci e Ferrara o non appoggiare una eventuale mia ricandidatura (e già questo si dice in giro, saranno voci ma …); questo potebbe essere il tuo pensiero.

Se così non è, perchè, caro Lillo,  questo disinteresse verso la Palazzina Montagna? C’è forse qualcuno in conflitto di interessi?

Dal marzo 2009 ad oggi è passato più di un anno e ogni giorno che passa aumentano le responsabilità. Ad oggi sull’immobile non si vede nessun intervento, mi auguro almeno che sia partito l’iter amministrativo, mi auguro soprattutto che tu sia libero perché vorrei vederti ancora sindaco, sganciato però dal sistema di potere che ti ha eletto, per i prossimi cinque anni.


Cordiali saluti
Adolfo Montagna

Rigassificatore a Porto Empedocle



Prima delle ore 12,37 del 10 luglio 1976 c’era Seveso e non c’era la “legge Seveso”.Poi, d’improvviso, la diossina, maledetta, riuscì a farsi beffa di tutti i sistemi di sicurezza dello stabilimento ICMESA, della vicina Meda, e avvinghiò, impalpabile ma terribile, undici comuni.
Fu paura di morte e di malattie; da allora le dinamiche sociali di Seveso sono cambiate in modo radicale e Seveso stesso è diventato un sorvegliato speciale dalla scienza internazionale, trasformato in una sorta di laboratorio vivente ove ancora oggi si studiano gli effetti a lungo termine della nube maledetta.Dopo le 12,37 del 10 luglio 1976 è nata la “direttiva Seveso”, adottata dall’Unione Europea per prevenire i grandi rischi industriali. Poi fu la volta della “Seveso II”, che ampliò il campo di applicazione della “Direttiva Seveso”.Sembrava che con la “legge Seveso” i rischi connessi alle attività industriali fossero stati scongiurati, ma non fu così.Dopo, nonostante la “Seveso”, ci fu l’incidente in una fabbrica di fertilizzanti di Tolosa e lo scoppio in un’azienda di materiale pirotecnico in Olanda.Uomo, tecnica, legge, nonostante quest’ultima non possa fare nulla di fronte al cattivo funzionamento di una macchina o di fronte ad un errore umano si cerca in essa la panacea alle nostra paure, ataviche e recenti.Ecco quindi la “Seveso ter” alle cui prescrizioni sulla sicurezza dovrebbe ottemperare il rigassificatore di Porto Empedocle, se mai sarà costruito.E se un giorno, Dio non voglia, dovessero approvare la “legge Porto Empedocle”?Porto Empedocle è una sorta di Giano bifronte. Da un canto abbiamo un processo, in atto da tempo, per cui una gran parte della società, a causa della realtà materiale che la circonda, obbligata a straniarsi dalla propria coscienza, si identifica e diventa strumento passivo di una oligarchia politica arrogante e proterva; dall’altro canto abbiamo i luoghi fisici che rendono il paese ameno nonostante le unghiate della mala politica. Il mare, la sabbia, il cielo con lo spettacolo delle rondini con i loro pazzi voli primaverili  e poi le nubi invernali sempre le stesse per chi le guarda ed ha imparato a conoscerle e a riconoscerle. Prezzolini diceva che chi non conosce le nuvole del proprio paese non conosce nemmeno il paese. Ma Porto Empedocle è anche Agrigento con l’inarrivabile bellezza del suo patrimonio archeologico e con i suoi abitanti che preferiscono la sicurezza rispetto ad opere la cui utilità è tutta da verificare.Ai soloni della politica empedoclina, quelli che il rigassificatore lo vogliono, tutto ciò non interessa; si sentono tutelati dalla “legge Seveso” e da autentici legulei, appigliandosi a qualche cavillo statutario e misconoscendo l’opportunità politica, negano agli empedoclini di potersi esprimere attraverso un referendum e parlano di impazzimento della politica quando sentono un assessore della Giunta Zambuto affermare che ad Agrigento il referendum si farà.Eppure lo stabilimento ICMESA dal quale si sprigionò la diossina maledetta si trovava a Meda, paesino confinante, e investì, l’ho già detto, undici paesi contermini.Due parole voglio spendere sull’area ASI: se le politica di questi ultimi quindici anni fosse stata meno autoreferenziale, se avesse avuto chiaro che solo da quell’area può venire la rinascita di Porto Empedocle, avrebbe potuto, dopo le opportune scelte locali e attraverso i mezzi che la legge prevede, pubblicizzare l’esistenza dell’area in questione in guisa da poter avere la possibilità di scegliere il progetto più confacente all’interesse empedoclino, sia in termini di occupazione che di indotto. Invece si è navigato e si continua a navigare a vista.
Ma attenzione ai voli pindarici di una classe politica che fatto salvo qualche spostamento di pedine, è quella che ha alle spalle un decennio di fallimenti.


Adolfo Montagna

Fuga per la vittoria

  <<Di Firetto ormai si parla bene anche fuori da Porto Empedocle e sicuramente nessuno vuole pensare che la buona amministrazione sia una sorta di “arma di distrazione di massa”…Firetto deve dimostrare di avere coraggio e lavorare con l’aiuto di tutte le persone di buona volontà ad una Porto Empedocle nuova di zecca. Se non farà questo resterà soltanto un buon amministratore>>.Così scrivevo nel mio blog (www.augusto58.splinder.com) nell'aprile 2010.
Forse l’auspicio era formulato un po’ in ritardo ma la politica è imprevedibile; come lo scivolare di una zolla di terra può creare una frana, così il lavorio costantemente condotto sotto-traccia può d’un tratto aprire scenari un attimo prima difficilmente prevedibili. Non è successo niente, Firetto ha continuato nella buona ordinaria amministrazione, comunque non esente da amnesie, e nient’altro. Non ha affrontato il nodo politico. L’odierno panorama politico è tale e quale quello del dopo Gibilaro: la scelta del “signore del consenso” è caduta ancora su Firetto, ma se avesse scelto il cane del signor “tal dei tali” il 30 maggio avremmo avuto  sindaco il cane del signor “tal dei tali”. Le liste sono fatte privilegiando la quantità (di voti) che i candidati possono garantire e molto raramente quantità e qualità (politiche) coincidono.
La novità è che Firetto, dopo avere creato un vulnus alla democrazia non concedendo il referendum sul rigassificatore la cui opportunità era e rimane indiscutibile, annuncia la sua fuga dalla  campagna elettorale. I candidati delle liste che lo appoggiano lo trascineranno e lui, il candidato, potrà anche evitare di dare risposte a domande imbarazzanti (Berlusconi docet) che potrebbero venire dal suo ex alleato con cui ha condiviso le sindacature Guarraci, Guarraci bis e Ferrara. La democrazia può attendere, vero signor sindaco?
Ma guai ad arrendersi, e allora signor sindaco:

  • Perché questo sbrego alle regole democratiche?

  • Perché questa poca considerazione nei confronti dell’elettorato che ha il diritto ad una campagna elettorale vera?

  • Perché per tutti gli anni della sindacatura si è trovato ad essere inadempiente nei confronti del Codice Urbani, assumendosi una così grande responsabilità nei confronti della pubblica incolumità e delle ragioni dell’arte rappresentate dal Palazzo Montagna?

  • Perché si ostina a non volere  espropriare Palazzo Montagna, sussistendone le ragioni dei cui all’art. 838 – II comma -del Codice Civile, come suggerito dal sottoscritto e, ben più autorevolmente, dal Prof. Settimio Biondi?

  • Perché non ha riscontrato la nota assunta al protocollo del Comune di Porto Empedocle in data 19 aprile 2010, al n.ro 6009?

  • Perché non si è mai espresso sugli incarichi del presidente Troja? Il suo silenzio in merito dobbiamo considerarlo rappresentativo della sua (in)sensibilità etica?

  • Perché anziché ricorrere al facile impatto propagandistico della frase “promessa mantenuta” non ha indetto specifiche conferenze stampa per ogni “promessa mantenuta” e dare merito, nel caso in cui ci fosse stato merito e come onestà intellettuale avrebbe voluto, anche ai suoi predecessori?

  • Perché cinque anni non sono bastati per procedere all’abbattimento della barriere architettoniche?

  • In base a quali criteri è stato quantificato l’importo che l’impresa Moncada verserà al comune?

  • Ci garantisce che, se eletto, completerà il suo mandato?

E se fosse un "re Travicello"?


Che popolo ammodo,
che Principe sodo,
che santo modello
un Re Travicello.
Dopo cinque anni di sindacatura poco o nulla è cambiato nella situazione politica empedoclina. Firetto non è riuscito a rafforzarsi, sente la sua fragilità e nonostante un’elezione scontata chiama a raccolta Camilleri, comunista a Roma neo-democristiano a Porto Empedocle autore, nel passato, di giudizi positivi anche sull’amministrazione Ferrara, chiama pure Tabacci e, mi dicono, anche Follini. La chiamata a raccolta dei big deve essere stata frettolosa tanto da provocare il “pasticcio” Camilleri e prova la fragilità di Firetto e di una candidatura che avrebbe potuto avere prospettive di vittoria più complicate se “il signore del consenso” avesse deciso in modo diverso. Suo avversario sarà Paolo Ferrara, alleato di ieri che potrà metterlo in difficoltà quantomeno nei contenuti. Ferrara dovrà raccontare tante cose se vorrà essere credibile e assumere domani la leadership dell’opposizione tanto più in un partito come l’Italia dei Valori e noi dovremo ricordarci che il gruppo che sostiene oggi Firetto amministra Porto Empedocle dal dopo-Gibilaro. Comincio col dire che Ferrara non potrà continuare a parlare in modo generico di “cattive compagnie”, ma dovrà dire quali erano e perché le definisce “cattive”. Dovrà raccontare come funzionava le gestione del potere, dovrà raccontare il vero perché delle dimissioni e non la vulgata invalsa buona, forse, solo per i gonzi.
La chiamata a raccolta dei big ci mostra Firetto come una sorta di Vitangelo Moscarda al contrario. Un Firetto che a fronte dei peana che giungono soprattutto da fuori e quindi da chi non conosce la realtà empedoclina, ha contezza della propria debolezza politico-elettorale  e quindi sente il bisogno degli “effetti speciali” da mostrare agli empedoclini e al “signore del consenso” o “Zeus” per restare al “Re Travicello” della favola di Esopo: la raffinatezza politica e culturale quindi, contro il potere dei numeri. E questo anche in prospettiva futura. Già, perché Firetto deve dire con chiarezza cosa farà quando arriveranno le elezioni regionali e politiche. La debolezza Firetto l’ha mostrata accettando l’apparentamento con la lista Città Nuova tra i cui candidati c’è quell’assessore Burgio che ha a lungo violato il Codice Urbani, costringendo lo stesso Firetto a violarlo e con quella residenza in Via Spinola 120, esatto opposto della bat-villa del figlio della Moratti. Chissà se in questo caso si configura il falso ideologico.
La debolezza Firetto l’ha dimostrata rimanendo in silenzio sugli undici incarichi professionali conferiti a Troja (il presidente che parla di sé in terza persona come Giulio Cesare nel “De bello Gallico” e come Maradona) dall’amministrazione Ferrara e su quello, a quanto pare imbarazzante, cui faceva cenno un volantino di Forza Italia di qualche tempo fa. A tale proposito Ferrara ha il dovere di spiegarci qualche cosa: Perchè tanti incarichi a Troja fino a “incastrarli” sapientemente con gli incarichi di consulenza? Lo sponsorizzava qualcuno? Qual è l’incarico di cui scriveva Forza Italia? E Lillo Firetto ha una così bassa soglia di sensibilità etica o cos’altro? E il Codice Etico che fine ha fatto? Ormai gli empedoclini sanno di questi fatti ed il silenzio di Firetto e quantomeno imbarazzante per lui e per il Paese.
Sicuramente il meccanismo politico paga la mancanza di un’opposizione visto che da un po’ di tempo a questa parte il primo cruccio degli sconfitti e di correre in soccorso del vincitore: “todos caballeros”, amava dire Giovanni Gibilaro.
Con il prossimo volantino parlerò dell’area concessa a Moncada, di Piazza Marina, di barriere architettoniche, di cultura della memoria, di promesse mantenute e onestà intellettuale.
Adolfo Montagna

Il Sindaco e lo scrittore

  
C’è un vento greve oggi a Porto Empedocle, un vento che viene dal mare e dopo avere accarezzato l’acqua del porto con tutto il suo grassume corre ad abbracciarmi trasmettendomi una sgradevole sensazione di sporcizia che mi distrae dai pensieri dai quali mi piace lasciarmi cullare. Sono seduto al tavolo di un bar i cui locali un giorno ospitarono lo storico “Caffè Castiglione”. Altri tempi. Altra gente. E che gente!
Alzo gli occhi e vedo la gigantografia del “colpo di genio” di Lillo Firetto. Una grande tela che copre quasi tutta la facciata superiore del palazzo comunale vede ritratti il sindaco ed Andrea Camilleri con in basso la data di nascita della “Fondazione Andrea Camilleri”: 23 maggio 2009.
Sarà allocata nella diruta casa di campagna della famiglia Camilleri, che lo scrittore ha donato al Comune di Porto Empedocle.
“Colpo di genio” è anche la statua di Montalbano con le fattezze di Pietro Germi.
“Colpo di genio” anche i festeggiamenti ad un empedoclino famoso ma piuttosto ritroso verso concittadini e gli amici di un tempo.
“Colpo di genio” perché tutto ciò ha consentito a Firetto e a Porto Empedocle una positiva notorietà altrimenti inarrivabile.
Camilleri entra ed esce dalla politica empedoclina con insospettata levità.
Passati i tempi in cui si faceva prendere dalla febbre  leggendo “La condition humaine” ha ammiccato prima all’amministrazione Ferrara ed oggi benedice quella presieduta da Firetto ed il rigassificatore. Nel frattempo su Micromega pubblica le “poesie incivili” e cerca financo di ritagliarsi un ruolo politico pensando di fondare un partito di coloro i quali un partito non lo hanno.
Ci racconta delle sigarette che fuma, delle sue intemperanze giovanili, di un idrovolante, che i suoi coetanei non hanno mai visto ammarare, venuto a prendere la prelibata granita di Castiglione per portarla a Villa Torlonia..
Affabulatore instancabile ama l’iperbole che inserisce nei racconti di vita vissuta. Ma è uno scrittore e un po’ di fantasia non guasta. Anche nelle interviste.
Mentre si gode il suo meritato successo Camilleri diventa quasi naturalmente, forse senza volerlo, mentore di Lillo Firetto. Niente più Malraux e forse nemmeno Beckett, Camilleri continua a parlare della sua infanzia delle sigarette che fuma…di Sciascia.
Ah dimenticavo, ha trovato anche il tempo di interessarsi del barocco di Noto.
E Porto Empedocle?
E no amici! da Porto Empedocle, anzi dagli empedoclini, lui riceve solo onori e quando sarebbe il caso di scendere in campo l’incontenibile affabulatore si trincera dietro un silenzio peloso.
Ma perché il prolifico scrittore non ha preso la penna il 15 febbraio 2009? Perché l’incontenibile affabulatore è rimasto silente quel 15 febbraio?
Il 14 febbraio 2009 Gian Antonio Stella, aduggiato dietro il suo successo editoriale, ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo che avrebbe dovuto far saltare in aria Camilleri, fargli venire la febbre, suggerirgli un’altra “poesia incivile”.
Un articolo frutto di un giornalismo interessato volto a raggiungere un fine senza preoccuparsi dei mezzi usati, la cui sintesi potrebbe essere questa: Porto Empedocle, definita “immonda discarica”, è una schifezza ergo “si merita” il rigassificatore, punto. E se le lamcette dell’orologio potessero tornare indietro chissà, anche le camere a gas.
Silenzio anche dalle istituzioni. Sindaco, presidente del Consiglio, Pro Loco.
Il 10 aprile scorso Gian Antonio Stella è tornato alla carica con una articolo, sempre sul “corrierone”, salutato come positivo da una certa superficialità empedoclina, considerato riparatore del precedente, lavacro di molte coscienze.
Tutta questione di sensibilità; per me da quest’ultimo articolo esce un ritratto di Porto Empedocle somigliante alla Coketown di “Tempi difficili” nonostante un alito di speranza rappresentato, secondo Stella, ovviamente, dal rigassificatore.
Stella racconta ai non empedoclini, perché solo loro possono credergli, di una decadenza che si è fermata, come se bastasse qualche lustrino qua e là, il recupero di qualche opera faraonica che si ricorda della mitica Cassa Depositi e Prestiti, per poter parlare di decadenza che si arresta.
Firetto ce la sta mettendo tutta, ma basta guardare i luoghi fisici per giudicare in paese? Basta farsi raccontare qualcosa dall’accompagnatore di turno? Come si fa a giudicare e a scrivere quei giudizi sul Corriere della Sera senza conoscere le dinamiche sociali di un paese? Senza conoscere il sistema di potere occhiuto più che mai onnivoro quanto mai? Come si fa senza conoscere i tacchini che pensano di volare come fanno le aquile? Come si fa senza conoscere quelli che Tonelli definiva “mercanti di dolore”?
A tutti e due gli articoli di Stella ha risposto il Sindaco di Agrigento per difendere leproprie posizioni. Da Porto Empedocle niente solo vacui, superficiali e poco dignitosi larghi sorrisi.
Adesso mi sento irrequieto, non più per le carezze della brezza marina carica del grassume dell’acqua del porto no. Adesso mi sento schiaffeggiato del decadimento morale di Porto Empedocle che non sapendo scegliere continua a farsi scegliere. 
Adolfo Montagna

I successivi cimenti di Firetto

Qualche tempo fa ho incontrato Lillo Firetto e gli ho detto: “complimenti per come stai amministrando porto Empedocle .. Nonostante tutto”.

In effetti Firetto sta facendo vedere una buona ordinaria amministrazione, dimostra di avere in programma di sviluppo economico sul quale is può concordare o non concordare (Io non concordo con l’idea del rigassificatore), un programma culturale sul quale is può concordare o non concordare e Io non sono d’accordo sulla “camillerizzazione “ della cultura che Firetto sta portando avanti. Ma ciò che conta è che Firetto non navighi a vista, Le divergenze di opinioni devono far parte Della dialettica democratica. C’è però quel “nonostante tutto” sul quale è d’uopo soffermarsi. Il “nonostante tutto” è IL sistema di potere ramificato in tutti i settori della società empedoclina che fa capo a Filippo Caci che da oltre un quindicennio domina la vita politica empedoclina.

Guarraci e Ferrara sono stati eletti grazie a Caci che successivamente ha deciso di “cestinarli” e anche Firetto è stato eletto grazie al contributo preponderante del gruppo che fa capo a Caci da cui ancora oggi è sostenuto. Il presidente Troja fa parte del gruppo Caci. Il presidente Troja con i suoi undici incarichi professionali di cui ha beneficiato durante l’amministrazione Ferrara, il presidente Troja che in una puntata di “Tema” parlando Della vittoria di Firetto ha detto “quando abbiamo preso in mano IL comune”; affermazione che, se non si vuol considerare come “voce dal sen fuggita”, è alquanto strana considerando che un avvocato dovrebbe avere una padronanza della lingua italiana tale da metterlo al riparo da ogni fraintendimento; il presidente Troja sui cui incarichi Forza Italia, attraverso un volantino, aveva promesso ulteriori rivelazioni. L’assessore-imprenditore Burgio, che continua a non ottemperare alla prescrizioni del Codice Urbani in merito alla Palazzina Montagna di sua proprietà, fa parte del gruppo Caci.

Del gruppo Caci fa parte anche qualche giannizzero (chiamiamolo  "signor C”, che ovviamente non sta per Caci) che durante l’ultima campagna elettorale per l’elezione del sindaco avendo visto Caci (che Grandangolo definisce “un capopopolo”) aggredirmi verbalmente mentre facevo volantinaggio ha ritenuto, sicuramente andando oltre I desiderata di Caci, di guardarmi provocatoriamente per molto tempo.

Possiamo dire allora che Porto Empedocle ha un cuore nero dentro il quale alberga anche il germe Della violenza? Che la classe politica empedoclina (chiamiamola così) è inadatta alla dialettica democratica? Che l’assenza del confronto che dura ormai da anni, visto che i consiglieri comunali che l’esito elettorale ha destinato all’opposizione si preoccupano immantinente di andare in soccorso del vincitore, è un’anomalia che trova rari riscontri?

Io penso che a queste domande is possa rispondere “si” non senza una grande costernazione.

Penso ancora che Porto Empedocle, i cui luoghi fisici hanno assunto un decoro sconosciuto fino a qualche anno fa, che ambisce ad una prepotente ascesa economico-culturale, si meriti una nuova classe politica che non può prescindere dalla rottamazione di gran parte di quella attuale. Firetto, dopo aver dimostrato buone capacità amministrative, deve dimostrare delle ottime capacità politiche favorendo un ricambio non più procrastinabile.

Basta con gente che non fa altro che passare da un partito all’altro per ottenere sottogoverni e creare presupposti elettorali favorevoli per perpetrare il proprio potere. Porto Empedocle ha bisogno d’altro; ha bisogno soprattutto di un’opposizione che si faccia sentire, che scenda tra la gente, che denunci, che proponga. Ha bisogno del Partito democratico, Della Forza Italia  dell’On. Cimino che ha dentro molte persone per bene e delle persone per bene che oggi guardano gli accadimenti empedoclini con distacco fatalista.

Di Firetto ormai is parla bene anche fuori da Porto Empedocle e sicuramente nessuno vuole pensare che la buona amministrazione sia una sorta di “arma di distrazione di massa”.

Zambuto ad Agrigento ha avuto coraggio, Firetto deve dimostrare di avere coraggio e lavorare con l’aiuto di tutte le persone di buona volontà ad una Porto Empedocle nuova di zecca. Se non farà questo resterà soltanto un buon amministratore.
Adolfo Montagna

Le esternazioni del Presidente del Consiglio

Sorpresa! Il Presidente del Consiglio esterna, e lo fa ad arte e con grande tempismo facendo affiggere un manifesto a sua firma accanto ad ogni manifesto fatto affiggere dai consiglieri comunali che lo hanno criticato. Pensavo non fosse nelle sue abitudini, visto che non lo ha fatto quando ho reso pubblici i “suoi” (con le virgolette, qualcuno capirà) 10 (diconsi dieci) incarichi legali e i suoi (questa volta senza virgolette) 4 (diconsi quattro) incarichi di consulenza avuti dall’amministrazione Ferrara.

Certo lo fa con un po’ di confusione, iniziando a parlare di sè in terza persona, come Giulio Cesare nel De bello Gallico, e finendo in prima persona.

Risponde agli attacchi, il Presidente del Consiglio, dà le pagelle, interpreta gli umori politici dei cittadini empedoclini senza disdegnare di appalesare la solita autoreferenzialità.

Mena fendenti ai reprobi, punge ed accarezza l’On. Cimino, oltrepassa le prerogative proprie di un presidente del Consiglio e invita i consiglieri “ribelli” ad abbandonare la maggioranza. Altro che “super partes”!

Dichiara la fedeltà sua e del suo gruppo a Firetto, ma tutti sappiamo quanto fedele sia stato a Guarraci, quando era sindaco, il “capo carismatico” del suo gruppo e quanto proprio lui, il Presidente che parla di sè in terza persona (lo fa anche Maradona), abbia scosso, o tentato di farlo, Firetto durante il periodo che ha preceduto le ultime elezioni regionali, quelle con “l’effetto Caci”, colui che potrebbe trovarsi ad interloquire, secondo Castaldo, con i rettori delle più prestigiose università europee (sic!). Racconta di una “Porto Empedocle rifiorita”, ma dov’era lui, l’avv. Troja, quando Porto Empedocle appassiva?

Parole in libertà, c’è da capirlo; abituato a vivere senza opposizione, nel momento in cui l’acqua dello stagno comincia a muoversi gli sembra l’inizio di un maremoto e ricorre alle scialuppe di salvataggio.

Ecco quindi il manifesto, in cui Troja si mostra seguace di Mani.

Parole in libertà dicevo: Troja parla di “figli e figliastri”, ma durante l’amministrazione Ferrara Troja con i “suoi” (con le virgolette) 10 incarichi legali ed i suoi (senza virgolette) 4 incarichi di consulente era figlio o figliastro?

Affronta anche questioni etiche, il Presidente che parla di sè in terza persona (come Giulio Cesare e Maradona), bacchettando i consiglieri UDEUR. Ma a proposito di etica come la mattiamo con i 10 incarichi e le 4 consulenze?

Qualche settimana fa un consigliere comunale parlando dell’argomento mi diceva: <<ma cosa vuoi, sono cose vecchie…>>. Ho risposto dicendo che la qualità etica di una persona non cambia con il cambiare delle amministrazioni, essa connatura l’uomo per cui è poco conducente usare parametri come vecchio e nuovo.

Dice di essere stato eletto nelle liste di centro destra, ma in realtà è stato eletto nella lista di Alleanza Nazionale, dove era approdato dopo avere abbandonato l’UDC e che ha poi abbandonato per passare in Forza Italia, corrente Alfano. Coerenza dove sei?

Continuo a sostenere che Troja debba dimettersi dalla carica che ricopre e a breve vi darò contezza della lettera che scriverò all’Assessore agli Enti Locali.

Nel contempo invito i partiti che, almeno formalmente, sono all’opposizione (penso al PD) “ma anche” a quelli che si piccano di voler portare una ventata di aria nuova (penso all’MpA) ad iniziare una battaglia di opposizione verso il sistema di potere che offusca ciò che di buono Firetto ha fatto fin’ora.
Adolfo Montagna

La follia del silenzio

dato che tutti gli altri posti erano occupati
ci siamo seduti dalla parte del torto
Bertolt Brecht

Silenzio, nessuno parla, nessuno denuncia le contraddizioni, le ataviche arretratezze, il bassissimo livello etico della politica, la zoppia della democrazia, tutti mali che affliggono Porto Emoedocle mortificando il vivere civile dei sui abitanti.

Silenzio, nessuno denuncia le contraddizione fra “l’opera di ripristino della legalità in materia di edilizia” di cui si legge sui media e lo stato di abbandono in cui versa la “Palazzina Montagna” (che da oltre vent’anni, sia ben chiaro, non appartiene più alla mia famiglia), edificio vincolato dall’Assessorato ai Beni Culturali con DDG n. 6690 del 27 luglio 2005, progettato dall’Arch. Gravanti, autore tra l’altro del progetto dell’edificio che ospita la Camera di Commercio di Agrigento. Edificio che è stato oggetto di un particolareggiato studio su una rivista specializzata e per le condizioni di abbandono in cui si trova potrebbe essere espropriato da parte del Comune sussistendo i presupposti previsti Codice Civile. Ma oggi, a chi appartiene la “Palazzina Montagna”?

Silenzio, nessuno denuncia il bassissimo livello etico dimostrato dalla politica empedoclina rispetto ai 10 incarichi legali di cui hanno fruito il Presidente del Consiglio Troja e consorte ed ai quattro incarichi di consulenze di cui ha beneficiato Il Presidente Troja sotto la sindacatura Ferrara, anche se è più esatto dire grazie al sistema di potere che ancora oggi determina le sorti di Porto Empedocle. Non un consigliere comunale, non un rappresentante di partito hanno avuto quel doveroso  moto di dignità che avrebbe dovuto portarli a mettere in discussione la permanenza sulla poltrona di Presidente del Consiglio dell’avv. Troja. Vedremo cosa ne pensa l’Assessore agli Enti Locali.

Silenzio, nessuno si accorge di un Paese pieno di barriere architettoniche.

Silenzio, nessuno che abbia il coraggio di dire chiaro, come afferma Sergio Romano recensendo l’ultimo saggio di Luciano Canfora, che “nelle democrazie esiste un palcoscenico per gli sciocchi, dove vanno in scena le pantomime della libertà e i riflettori sono tanto più accecanti quanto maggiore è l' ombra di cui i «poteri forti» hanno bisogno per tirare i fili delle loro marionette. Gli elettori partecipano a un gioco in cui il pendolo oscilla fra due varianti di una stessa finzione e in cui lo scopo inconfessato di tanta suggestiva mobilitazione civile è quello di «cambiare per non cambiare … Il vero potere è altrove ed è nelle mani di piccole minoranze>>. Come osservava Ugo Spirito, nella “Critica della democrazia” «esistono tanti tipi di regimi democratici quanti sono i tipi di minoranze capaci di guidare le maggioranze».

L’Abate Dinouart ha scritto “l’arte di tacere”, ma il silenzio non è consustanziale alla politica ma ne rappresenta una patologia, forse le peggiore. In politica il silenzio peloso è la follia che produce solo l’incancrenirsi dei mali ed il perpetuarsi del ceto politico che ne è responsabile.

Ai partiti che in questo periodo fanno “ammuina” dico di cimentarsi in cose serie, anziché lanciarsi nelle  solite affermazioni tipiche di chi vuol rivedere equilibri senza voler toccare il nocciolo dei problemi.

                                                                                             Adolfo Montagna

Gli incarichi dell'avv. Troja

Chissà se era questa la Porto Empedocle del terzo millennio che i nostri nonni sognavano.


Chissà se dalla Porto Empedocle che si ribella ai Borboni, dalla Porto Empedocle dei fasti del caffè Castiglione e delle Kellerine, dalla Porto Empedocle degli alacri lavoratori venuti da fuori ad impiantare i loro commerci, dalla Porto Empedocle della buona borghesia impegnata in politica pensavano si sarebbe arrivati alla Porto Empedocle di oggi, paese tra i più involuti della provincia, politicamente in mano ad un ex portaborse. Già chissà.


E chissà se immaginavano una Porto Empedocle in cui la libera espressione del pensiero potesse essere osteggiata fino all’ingiuria ed agli avvicinamenti fisici, che tanto sanno di minaccia, da parte dell’ex portaborse e dei suoi amici.


Chissà se immaginavano una Porto Empedocle dove un legale, non vicino alla politica, ma politico egli stesso, potesse fare incetta di incarichi e chissà se immaginavano che tutto potesse avvenire nella più totale concordia sfruttando anche la pericolosissima assenza dell’opposizione.


Gia chissà. E chissà quante altre cose.


Paolo Ferrara è stato eletto sindaco il 25 novembre 2001 e qualche giorno dopo, il 4 dicembre, con la determina n. 4 affida all’avv. Troja l’incarico legale avverso l’esclusione del Comune di P.E. dai finanziamenti POR ecc…, passa ancora qualche giorno e con delibera giuntale n. 142 arriva l’incarico per ricorso Montedison contro Comune. Poi la chicca: con la delibera di giunta n. 173/02 veniva affidato all’avv. Troja l’incarico di assistenza in giudizio del comune ed approvato lo schema di convenzione che all’art. 4 così recitava: <<L’amministrazione comunale si riserva di affidare la rappresentanza a professionisti diversi dall’avv. Troja purchè nominati dallo stesso…>>. Mi pare fin troppo evidente il potere che questa convenzione conferiva a Troja e forse non è un caso che poco più di un mese dopo, con la delibera 208/02, la giunta prendeva atto della rinuncia di Troja all’incarico conferitogli con la sopra citata delibera 173. Andando avanti arriviamo alla delibera 216/02: incarico a seguito ricorso X “…contro Comune”.


Tutto questo nel 2002, poi facciamo un bel salto, arriviamo al 2004 quando, con determina sindacale n. 114 viene affidato all’avv. Troja l’incarico a seguito del ricorso al TAR Sicilia di XX contro Comune di Porto Empedocle..


Qualcuno si chiederà: e nel 2003? E nel 2004?


Nel 2003 l’avv. Troja è stato consulente del comune, nel 2004 è stato ancora consulente e poi assessore e precisamente: con determina sindacale 56/03 è stato nominato consulente per cinque mesi a decorrere al 10 aprile, con determina sindacale 123/03 consulente per quattro mesi a decorrere dal 10 settembre (pregoVi notare il perfetto tempismo), con determina sindacale 183/03 è stato nominato consulente per dodici mesi a decorrere dal primo gennaio 2004 e con determina 156/04 è stato nominato consulente per 12 mesi a decorrere dal 6 settembre 2004, con determina sindacale 165 del 13 settembre 2004 Luigi troja ha avuto conferito la delega di assessore all’urbanistica, servizi cimiteriali, servizi demografici e stato civile legalità e trasparenza.


Poi abbiamo la “super bomba”, direbbe Maurizio Mosca: la delibera giuntale n. 29/05, avente oggetto “resistenza in giudizio a seguito citazione Tribunale Civile Agrigento Voltano contro EAS e Comune di P.E.”, che contiene la proposta dell’assessore Troja di affidare incarico legale all’Avv. Elisa Vaccaro!! Già perché nel 2003 e 2004, quando l’avv. Troja era consulente, gli incarichi venivano conferiti all’avv: Vaccaro (determine sindacali nn. 182/03, 173/03, 10/04, 74/04, 126/04) Infine, tanto per continuare a gradire e per dimostrare le continuità di un modus operandi che denuncio da tempo, con determina sindacale n. 86/06 il sindaco Firetto nomina l’avv. Roberto Vella (collaboratore dell’avv. Troja ) nel nucleo di valutazione.


E’ opportuno a questo punto fare una precisazione: la storia politica dell’ultimo quindicennio è stata, e purtroppo continua ad essere, storia di disaccordi politici che sono diventati scontri personali. Io rifuggo dalla personalizzazione della politica che per me si fa sulle idee e sui valori. Coerentemente, ma sempre pronto a cambiare idea, continuo ad affermare che Porto Empedocle è negativamente condizionata da un gruppo politico che fa capo a Filippo Caci per il quale la vittoria elettorale sembra essere un fine e non un mezzo per governare virtuosamente Porto Empedocle. Ne sono esempio patente i due sindaci che hanno preceduto Firetto, “fatti e disfatti” da Caci , e lo stesso Firetto, “re travicello” nonostante la sua qualità.


Luigi Troja non è l’elemento più importante di questo gruppo ma è colui il quale più si espone e meglio lo rappresenta; rappresenta meglio cioè la politica della seconda repubblica infarcita di passaggi da un partito all’altro.


Gli incarichi che ho elencato sono stati conferiti dall’amministrazione Ferrara di cui facevano parte, pur con differenti ruoli e con differente visibilità, più o meno tutti coloro i quali governano oggi Porto Empedocle.


Tutto ciò rappresenta un grave deficit di etica politica cui si può porre riparo soltanto con le dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio Comunale dell’avv. Luigi Troja.


C’è un 'elemento sfuggente nel sistema di potere empedoclino che conosce l'arte del vivere nel labirinto e nello stesso tempo è provvisto di un’ostentata capacità di fare intendere di voler condividere il potere grazie ad una capacità di seduzione a livello intrasoggettivo.


Amici empedoclini dobbiamo avere il coraggio di posare lo sguardo su ciò che a prima vista appare inguardabile, di sentire nostra la sofferenza degli altri, di pretendere dalla politica empedoclina un’etica che le è sconosciuta, c’è bisogno, come dice Guccini nel suo “Don Chisciotte” (non lo cito a caso) <<di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto>>.


In ogni caso nessuno può far finta di niente.
Adolfo Montagna

Il Presidente Troja deve dimettersi

Avevamo lasciato il Presidente Troja impegnato nella valutazione della scena politica al fine di fare una scelta politica “da tutti condivisa” e lo ritroviamo “sconcertato e mortificato” dall’atteggiamento del Sindaco Calogero Firetto.

Durante questo lasso di tempo altre cose sono successe e altre, che avrebbero dovuto succedere, non sono successe.

Cominciamo dalle cose successe, cominciamo cioè dalla querelle inerente l’addetto alla comunicazione nominato dal Sindaco e dalla mozione presentata da alcuni consiglieri comunali tra i quali lo stesso Presidente Troja. Leggiamo cosa dice Randisi: “La bizzarra mozione presentata fa scempio delle norme vigenti nazionali e regionali in tema di stampa e comunicazione e la dice lunga sulla superficialità e poca conoscenza che della materia hanno gli eletti negli enti locali”.

Il giorno dopo Troja incassa, sempre da Randisi, un “Troja dovrebbe saperlo per la carica che ricopre”.

Omettiamo ogni commento.

Fra le cose che sono successe e continuano a succedere, a nessuno sarà sfuggito l’atteggiamento molto critico che la componente di cui fa parte Troja sta tenendo nei confronti del Sindaco. Un film già visto che ci porta indietro alle mozioni di sfiducia votate contro Guardaci e Ferrara e che fa di Firetto un “Re Travicello”.

Pare che per questo gruppo politico la vittoria elettorale non sia un mezzo (per amministrare Porto Empedocle) ma un fine, raggiunto il quale non sa che farsene. “Dunque l’uomo ama costruire, e tracciare strade, è pacifico. Ma da che viene che ami appassionatamente anche la distruzione e il caos?” (Dostoevskij, Ricordi dal sottosuolo).

Da oltre dieci anni vincono le elezioni e perdono la vittoria, perdono il confronto con i problemi di Porto Empedocle e degli empedoclini, non sanno guardare l’inguardabile, non sanno chinarsi verso i deboli, non sanno mettere loro sinceramente una mano sulla spalla e nessuno se ne stupisce; la società civile è stata resa impotente e crede che la propria impotenza sia la misura di tutte le cose. Quando deciderà di ribellarsi? Quando i partiti di opposizione usciranno allo scoperto?

Tra le cose che Troja non ha fatto ci sono le dimissioni da Presidente del Consiglio Comunale, doverose dopo che lo stesso ha abbandonato Alleanza nazionale.

Dicevo sopra che avevano lasciato Troja in fase di riflessione, ma solo i gonzi possono ancora credere alla fase di riflessione di Troja ed al ruolo super partes che gli impone di non scegliere. Diciamo chiaramente che Troja ha una nuova posizione politica (se non è vero lo dichiari), che comporta il tradimento degli elettori che lo avevano votato anche perché candidato sotto il simbolo che contiene ancora la fiamma tricolore che fu del MSI, e ciò pone il problema della sua permanenza sulla poltrona di Presidente del Consiglio Comunale.

La cosa sicuramente non sarà sfuggita al Commissario di AN – il signor Ficarra – che è galantuomo e avveduto.

Eletto alla presidenza del consiglio secondo la spartizione cencelliana che aveva assegnato ad Alleanza Nazionale tale carica, oggi Troja dovrebbe sentire il dovere politico di dimettersi perché la carica era toccata al partito (di cui Troja non fa più parte) e non alla persona.
Adolfo Montagna

Dialogo sul presidente Troja

IVAN: Caro Augusto, da dove vieni?

AUGUSTO: Vengo da casa, sono stato a navigare in internet e navigando navigando mi sono imbattuto in una notizia che m’indigna e dovrebbe indignare tutti gli empedoclini.

IVAN: di che si tratta?

AUGUSTO: Leggi qua, ho stampato questa nota dal sito “agrigerntonotizie.it”, si tratta del presidente del consiglio comunale Luigi Troja. Leggi, ho evidenziato le parti più interessanti.

IVAN: Dunque:.. <<Il Presidente del Consiglio Comunale Avv. Luigi Troja, SMENTISCE la notizia apparsa sulla stampa ed in particolare l’adesione dello stesso al partito “Forza Italia” nella corrente facente capo all’On. Angelino Alfano>>. E cosa ti indigna tanto? Troja è stato nel centro-destra e nel centro-sinistra, di recente ha consumato, senza motivarlo, un passaggio dall’UDC ad Alleanza Nazionale; sarebbe grave se a distanza di un anno dovesse cambiare ancora partito. .Non pensi?

AUGUSTO: Sei sempre il solito superficiale Ivan, continua a leggere!

IVAN: Allora, dove ero arrivato? ah ecco, si: <<Il Presidente del Consiglio Comunale Avv. Luigi Troja, unitamente ai suoi amici di Porto Empedocle sta valutando con attenzione l’evolversi della scena politica, dopo di che sarà fatta una scelta che deve essere da tutti condivisa>>. Adesso capisco, ma è ASSURDO!!

AUGUSTO: Hai detto bene “ASSURDO”. Ti rendi conto del punto in cui siamo arrivati? Una volta non si valutava con attenzione “l’evolversi della scena politica”, niente affatto. Si aderiva ad un partito in base al portato ideale e valoriale che esso incarnava; oggi, invece, è “l’evolversi della scena politica” che indirizza taluni verso un partito piuttosto che un altro. E poi, Ivan, ASSURDO NELL’ASSURDO, non ti sarà sfuggito che Troja queste valutazioni le sta facendo “unitamente ai suoi amici di Porto Empedocle”.

IVAN: Già i suoi amici, ma è possibile che abbiano tutti lo stesso pensiero?

AUGUSTO: Dici bene.

IVAN: E allora?

AUGUSTO: Allora succede che Porto Empedocle è ridotta così come la vediamo perché la politica è fatta da carrieristi e non da credenti. (A. Panebianco – Modelli di partito -). Se così non fosse Troja ci dovrebbe spiegare perché ha abbandonato l’UDC e perché adesso si guarda intorno. Ci dovrebbe spiegare cosa non andava più nell’UDC e cosa adesso non va in Alleanza Nazionale.

IVAN: Durante le ultime elezioni, ad urne ancora calde, ho sentito Troja affermare, dai microfoni di TVA, di essere un moderato e che si era candidato con Alleanza Nazionale per il rapporto che aveva con Pippo Scalia.

AUGUSTO: Appunto Ivan, ti sembra questa una motivazione politica?

IVAN: E gli incarichi professionali? Ricordo che qualcuno, un po’ di tempo fa, lo ha invitato a rendere pubblici quelli affidati dalle passate amministrazioni a professionisti, e/o a loro familiari, vicini alla politica.

AUGUSTO: Hai ragione, ma quel qualcuno, ricordalo, non eccepiva sulla legittimità degli atti. Ne faceva soltanto una questione di etica. e comunque nulla è stato fatto in proposito anche se, ne sono convinto, qualcuno, prima o poi, chiederà l’accesso agli atti.

IVAN: E poi si lamentano dell’antipolitica brandendola in realtà per difendere se stessi.

AUGUSTO: La cosiddetta antipolitca, mio caro, non vuol fare a meno della politica, vuole semmai cacciare questi politici proprio perché l’antipolitica vuole una politica rispettosa della sua nobile accezione.

IVAN: Bene adesso ti saluto Augusto, è stata una chiacchierata alquanto deprimente e ci sarebbe ancora tanto da dire.

AUGUSTO: Me ne rendo conto ma la politica, così com’è oggi, non può che deprimere.

Adolfo Montagna