martedì 30 novembre 1999

La follia del silenzio

dato che tutti gli altri posti erano occupati
ci siamo seduti dalla parte del torto
Bertolt Brecht

Silenzio, nessuno parla, nessuno denuncia le contraddizioni, le ataviche arretratezze, il bassissimo livello etico della politica, la zoppia della democrazia, tutti mali che affliggono Porto Emoedocle mortificando il vivere civile dei sui abitanti.

Silenzio, nessuno denuncia le contraddizione fra “l’opera di ripristino della legalità in materia di edilizia” di cui si legge sui media e lo stato di abbandono in cui versa la “Palazzina Montagna” (che da oltre vent’anni, sia ben chiaro, non appartiene più alla mia famiglia), edificio vincolato dall’Assessorato ai Beni Culturali con DDG n. 6690 del 27 luglio 2005, progettato dall’Arch. Gravanti, autore tra l’altro del progetto dell’edificio che ospita la Camera di Commercio di Agrigento. Edificio che è stato oggetto di un particolareggiato studio su una rivista specializzata e per le condizioni di abbandono in cui si trova potrebbe essere espropriato da parte del Comune sussistendo i presupposti previsti Codice Civile. Ma oggi, a chi appartiene la “Palazzina Montagna”?

Silenzio, nessuno denuncia il bassissimo livello etico dimostrato dalla politica empedoclina rispetto ai 10 incarichi legali di cui hanno fruito il Presidente del Consiglio Troja e consorte ed ai quattro incarichi di consulenze di cui ha beneficiato Il Presidente Troja sotto la sindacatura Ferrara, anche se è più esatto dire grazie al sistema di potere che ancora oggi determina le sorti di Porto Empedocle. Non un consigliere comunale, non un rappresentante di partito hanno avuto quel doveroso  moto di dignità che avrebbe dovuto portarli a mettere in discussione la permanenza sulla poltrona di Presidente del Consiglio dell’avv. Troja. Vedremo cosa ne pensa l’Assessore agli Enti Locali.

Silenzio, nessuno si accorge di un Paese pieno di barriere architettoniche.

Silenzio, nessuno che abbia il coraggio di dire chiaro, come afferma Sergio Romano recensendo l’ultimo saggio di Luciano Canfora, che “nelle democrazie esiste un palcoscenico per gli sciocchi, dove vanno in scena le pantomime della libertà e i riflettori sono tanto più accecanti quanto maggiore è l' ombra di cui i «poteri forti» hanno bisogno per tirare i fili delle loro marionette. Gli elettori partecipano a un gioco in cui il pendolo oscilla fra due varianti di una stessa finzione e in cui lo scopo inconfessato di tanta suggestiva mobilitazione civile è quello di «cambiare per non cambiare … Il vero potere è altrove ed è nelle mani di piccole minoranze>>. Come osservava Ugo Spirito, nella “Critica della democrazia” «esistono tanti tipi di regimi democratici quanti sono i tipi di minoranze capaci di guidare le maggioranze».

L’Abate Dinouart ha scritto “l’arte di tacere”, ma il silenzio non è consustanziale alla politica ma ne rappresenta una patologia, forse le peggiore. In politica il silenzio peloso è la follia che produce solo l’incancrenirsi dei mali ed il perpetuarsi del ceto politico che ne è responsabile.

Ai partiti che in questo periodo fanno “ammuina” dico di cimentarsi in cose serie, anziché lanciarsi nelle  solite affermazioni tipiche di chi vuol rivedere equilibri senza voler toccare il nocciolo dei problemi.

                                                                                             Adolfo Montagna

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