martedì 30 novembre 1999

Lettera aperta all'Assessore Burgio (e al Sindaco)

Riepilogo: domenica scorsa 15 marzo ho distribuito un volantino con il quale denunciavo, tra l’altro, lo stato di abbandono in cui si trova “Palazzo Montagna”, manufatto neogotico progettato dall’Arch. Gravanti e vincolato dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali. In detto volantino chiedevo: “ma oggi a chi appartiene la palazzina Montagna?

Sul “La Sicilia del 20 marzo “f.d.m.” intervista il proprietario, l’Assessore Burgio, il quale afferma di averlo acquistato “per sottrarlo alle aspirazioni di speculatori edilizi che erano pronti a demolirlo per farne chissà cosa” e prosegue dicendo “sono un amante di queste opere d’arte e intendo riportarlo a nuova vita … ci vogliono molti soldi per ristrutturare il tutto, già messo in sicurezza. Al momento questi soldi non ci sono”.

Il giornalista termina l’articolo affermando: “come dire che Burgio appena avrà le risorse salverà questo gioiello dimenticato. Sperando che prima non cada”.

Precisiamo e ragioniamo: l’immobile non e messo in sicurezza come afferma l’Assessore Burgio ma semplicemente transennato per salvaguardare la pubblica incolumità. La messa in sicurezza nel caso in parola è cosa ben diversa e dovrebbe essere volta ad evitare che l’edificio possa subire ulteriori danni dovuti al passare del tempo.

Ragioniamo: un amante delle opere d’arte, come si autodefinisce l’arch. Burgio, queste cose dovrebbe saperle ed in questo senso dovrebbe operare. Ma a proposito dell’amore per le cose belle mi chiedo come si sia distinto in tal senso nella sua lunga attività di amministratore e di componente del gruppo politico che da oltre un decennio determina le sorti politiche di Porto Empedocle l’assessore Burgio visto che Gianantonio Stella ha potuto definire Porto Empedocle “una immonda discarica di cadaveri industriali” e con parole diverse lo stesso pensiero ha espresso Camilleri su TVA nel motivare la scelta della Sicilia orientale come ambientamento delle storie del “Commissario Montalbano”, in intervista congiunta con il sindaco Firetto. Decisamente qualcosa non quadra: non quadra che si acquisti un immobile per sottrarlo agli appetiti degli speculatori edilizi e non si abbiano i soldi per recuperarlo; non quadra il fatto che l’Assessore Burgio affermi che sulla proprietà privata il Comune non ha alcun potere senza conoscere l’art. 838 del Codice Civile il cui titolo è “Espropriazione dei beni che interessano la produzione nazionale o di prevalente interesse pubblico” che così recita: “Salve le disposizioni delle leggi penali e di polizia, nonché le disposizioni particolari concernenti beni determinati, quando il proprietario abbandona la conservazione, la coltivazione o l'esercizio di beni che interessano la produzione nazionale, in modo da nuocere gravemente alle esigenze della produzione stessa, può farsi luogo all'espropriazione dei beni da parte dell'autorità amministrativa, premesso il pagamento di una giusta indennità.

La stessa disposizione si applica se il deperimento dei beni ha per effetto di nuocere gravemente al decoro delle città o alle ragioni dell'arte, della storia o della sanità pubblica”.

Chiedo all’Assessore Burgio, che tra l’altro è un tecnico, e qui mi viene in mente Julius Evola che definiva la laurea come “la certificazione borghese della cultura”: se il deperimento di “Palazzo Montagna “ha per effetto di nuocere gravemente al decoro della città, alle ragioni dell’arte al decoro della storia o della sanità pubblica. E gli amici empedoclini, cosa ne pensano?

Ho citato il Codice Civile ma ricordo all’Assessore Burgio, che tra l’altro è un tecnico, che esiste anche un “Codice urbani”. E visto che sono in tema di citazioni voglio ricordare una poesia in dialetto scritta dall’apprezzato poeta empedoclino Nino Prestia che, per sua gentile concessione, troverete sul mio blog (www.augusto58.splinder.com). Le parole di Burgio restano comunque scritte sul marmo, tutto quello che succederà dovrà essere valutato anche alla luce di esse. Un’ultima puntualizzazione: l’assessore Burgio, masticando le nuvole, si chiede “…cosa abbia fatto Montagna prima degli ultimi 20 anni per evitare questo decadimento” Rispondo dicendo che ho parlato di oltre un ventennio, (infatti si tratta di 25 anni) e che non essendo la proprietà indivisa, non essendo la mia una famiglia di costruttori, quando tutti i proprietari furono d’accordo, avendo valutato negativamente l’ipotesi di una ristrutturazione decisero di vendere l’immobile che comunque non era nemmeno lontano parente di quello che è ora per avendo la mia famiglia minori responsabilità (che oggi l’Assessore Burgio e il Comune hanno in pieno) non essendo ancora intervenuto il vincolo della Soprintendenza.

Mi chiedo invece dov’era l’Assessore Burgio quando nell’ubriacatura dei Patti territoriali fu data la concessione per la costruzione di una falegnameria proprio a ridosso del Palazzo e perché non si sia scelto un altro sito visto che nell’ambito del patto si poteva andare in deroga agli strumenti urbanistici.

Mi pare pleonastico precisare che se l’assessore Burgio dovesse domani trovare i soldi per riportare l’immobile all’antico splendore sarei il primo a compiacermene anche pubblicamente, ma gli attuali chiari di luna rendono quel “sperando che non cada prima” di “f.d.m.” quasi profetico.


Adolfo Montagna

Nessun commento:

Posta un commento