mercoledì 13 settembre 2017

L’uomo di Callìcle ci spazzerà via

Qualche settimana sui giornali e, ovviamente, sui social, abbiamo potuto vedere l’immagine di un immigrato che completamente nudo passeggiava per le vie di una città.
A me è sembrata, tra le tante, spesso più cruente, l’immagine paradigmatica del rapporto che i migranti vanno assumendo nei confronti della nostra società.
Sembrano lontani, più lontani degli anni effettivamente trascorsi, quegli anni ottanta in cui i vu’ cumpra’ (allora si poteva dire senza essere tacciati, immantinente, d’essere razzisti) timidamente ci proponevano la loro mercanzia.
Oggi l’uomo nudo ostenta sicurezza, marca un territorio che sa essere suo e che sempre di più lo sarà col passare del tempo.
Stupra, anche, l’immigrato, non solo per soddisfare i propri istinti bestiali ma anche perché ha codici culturali diversi dai nostri (in questo caso la concezione della donna). Quell’atto abominevole, inoltre, è un atto politico, è rivolto all’occidente che lo accoglie, lo affascina con la propria opulenza e nello stesso tempo lo ghettizza tenendolo ben lontano da essa.
Nel frattempo il dibattito tra i fautori dell’accoglienza tout court e i contrari prosegue ovunque straccamente.
La sinistra, come sempre, delimita il campo considerando il discorso identitario come maschera del razzismo e della xenofobia. Insulta, e “chi insulta – sostiene Schopenhauer –mostra, con ciò, di non essere in grado di addurre, contro l’altro, nulla di veritiero e di concreto”.
Le questioni sociali, le prospettive economiche, la sicurezza di fronte al terrorismo, la corruzione, sono affrontate con superficialità perché il dibattito è finalizzato alle ricadute elettorali.
Fuori da tutto stanno le colpe dell’occidente. Subito dopo un attentato ci dicono che “siamo in guerra”, ma non ci hanno mai detto la stessa cosa in occasione delle aggressioni neocolonialiste cui abbiamo assistito e di cui siamo stati complici. In Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria i civili sono morti a migliaia ma nessuno si è sentito Afghano, Iracheno, Libico o Siriano. In compenso siamo stati tutti Charlie.
Stiamo vivendo la parte finale del “tramonto dell’occidente”.
Ritorneremo all’idea di giustizia di Trasimaco, tornerà di moda il contrasto tra nomos – la legge convenzionale stabilita dagli uomini – e phisys – cioè la natura intesa come legge naturale, che detta in soldoni è la legge del più forte. L’uomo di Callìcle ci spazzerà via.
Ci invaderanno come fecero i barbari e troveranno un occidente femminilizzato e svirilizzato, come sostiene Zemmour nel suo “sii sottomesso”. Lo troveranno con i tacchi a spillo, come nella celebre pubblicità Pirelli.


Adolfo Montagna


(Pubblicato su Grandangolo del 9/9/2017)

venerdì 24 marzo 2017




VERRA' UN GIORNO...

Giovedì scorso Marco Travaglio ci ha raccontato di un “comitato procacciamento voti gratis a Grillo”, cpvgg l’acronimo, dedito a regalare a Grillo i voti che gli mancano per il raggiungimento del 40% alle prossime elezioni.
Travaglio ha elencato sei fatti, primo dei quali è il salvataggio di Minzolini.
Mi vorrei soffermare su questo e sulle dichiarazioni immediatamente successive di Luigi Di Maio prontamente criticate quasi all’unanimità in quanto evocatrici di violenza.
Qualche giorno dopo un articolo di Barbara Spinelli sul “Fatto” giustificava rafforzandola l’affermazione di Di Maio e poi, domenica scorsa Francesco Borgonovo su “La Verità, naturaliter, definisce la Spinellii peggio dei populisti”.
Le parole di Di Maio nel frattempo  hanno continuato ad essere strumentalizzate secondo la convenienza del momento perché la casta deve continuare nella propria opera ed il pensiero dissidente va soffocato sul nascere.
Di Maio ha incitato alla violenza? No, anzi, ha messo in guardia i partiti, privi come sono della benché minima concezione del bene comune, i cui fini sono sempre più vaghi e irreali, di quello che potrebbe succedere, di quello che succederà aggiungo, se continueranno ad allontanarsi dal paese reale.
Succederà anche se l’Italiano, antropologicamente bovino, non vuole essere infastidito né disturbato. “Verrà un giorno…” dice Fra Cristoforo a Don Rodrigo, verrà quel giorno anche se l’Italiano oggi non vuole pensare, gli basta la pubblica opinione e accodarsi ad essa; alla fatica improba del dover pensare preferisce il manicomio. Singole vite, singoli percorsi, finiscono per abbracciare il mainstream del momento, il politicamente corretto, quello di oggi, che in altri tempi sarebbe stato l’esatto opposto.
Vestito di volgarità, l’Italiano di oggi,  ha poche idee, quelle ripetute ossessivamente  sui social e nei talk e ciò gli basta per sentirsi libero.
A Napoli De Magistris e soci hanno ucciso Vaoltaire, gli italiani che si sentono liberi pur essendo “in catene” non hanno riflettuto abbastanza sulle loro vite né, Dio ce ne scampi, su Ruosseau; pensano di vivere, ma soltanto in punto di morte si accorgeranno di “non aver vissuto”.
L’Italia sta finendo, tornano in mente le parole pronunciate in punto di morte da Cavour: “…abbiamo fatta l’Italia, sì, l’Italia e la cosa va’…”
“E la cosa va’” è l’inizio del cupio dissolvi.


                                                                          Adolo Montagna