Qualche
settimana sui giornali e, ovviamente, sui social, abbiamo potuto
vedere l’immagine di un immigrato che completamente nudo
passeggiava per le vie di una città.
A
me è sembrata, tra le tante, spesso più cruente, l’immagine
paradigmatica del rapporto che i migranti vanno assumendo nei
confronti della nostra società.
Sembrano
lontani, più lontani degli anni effettivamente trascorsi, quegli
anni ottanta in cui i vu’ cumpra’ (allora si poteva dire senza
essere tacciati, immantinente, d’essere razzisti) timidamente ci
proponevano la loro mercanzia.
Oggi
l’uomo nudo ostenta sicurezza, marca un territorio che sa essere
suo e che sempre di più lo sarà col passare del tempo.
Stupra,
anche, l’immigrato, non solo per soddisfare i propri istinti
bestiali ma anche perché ha codici culturali diversi dai nostri (in
questo caso la concezione della donna). Quell’atto abominevole,
inoltre, è un atto politico, è rivolto all’occidente che lo
accoglie, lo affascina con la propria opulenza e nello stesso tempo
lo ghettizza tenendolo ben lontano da essa.
Nel
frattempo il dibattito tra i fautori dell’accoglienza tout court e
i contrari prosegue ovunque straccamente.
La
sinistra, come sempre, delimita il campo considerando il discorso
identitario come maschera del razzismo e della xenofobia. Insulta, e
“chi insulta – sostiene Schopenhauer –mostra, con ciò, di non
essere in grado di addurre, contro l’altro, nulla di veritiero e di
concreto”.
Le
questioni sociali, le prospettive economiche, la sicurezza di fronte
al terrorismo, la corruzione, sono affrontate con superficialità
perché il dibattito è finalizzato alle ricadute elettorali.
Fuori
da tutto stanno le colpe dell’occidente. Subito dopo un attentato
ci dicono che “siamo in guerra”, ma non ci hanno mai detto la
stessa cosa in occasione delle aggressioni neocolonialiste cui
abbiamo assistito e di cui siamo stati complici. In Afghanistan, in
Iraq, in Libia, in Siria i civili sono morti a migliaia ma nessuno si
è sentito Afghano, Iracheno, Libico o Siriano. In compenso siamo
stati tutti Charlie.
Stiamo
vivendo la parte finale del “tramonto dell’occidente”.
Ritorneremo
all’idea di giustizia di Trasimaco, tornerà di moda il contrasto
tra nomos – la legge convenzionale stabilita dagli uomini – e
phisys – cioè la natura intesa come legge naturale, che detta in
soldoni è la legge del più forte. L’uomo di Callìcle ci spazzerà
via.
Ci
invaderanno come fecero i barbari e troveranno un occidente
femminilizzato e svirilizzato, come sostiene Zemmour nel suo “sii
sottomesso”. Lo troveranno con i tacchi a spillo, come nella
celebre pubblicità Pirelli.
Adolfo Montagna
(Pubblicato
su Grandangolo del 9/9/2017)
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