martedì 30 novembre 1999

A proposito della marcia per il centro storico di Agrigento

 Le azioni degli agrigentini, quelle che hanno o dovrebbero avere senso civico e politico sono oggetto di giudizi frutto di un pensiero che con impudicizia che sa di arroganza abbraccia lo stereotipo. E quindi si tira fuori dal cassetto l’agrigentino che per cinquanta anni ha votato chi lo ha assetato e reso sottosviluppato nonostante le ricchezze del territorio per giungere al sempre utile “pirandelliano” con cui si definisce ormai quasi ogni aspetto dell’agrigentinità. Basta aggiungere qualche parola e l’analisi è completa.
Il semi-fallimento della manifestazione “per il centro storico” non è sfuggito a questa logica grazie all’ormai consueto stuolo dei masticatori di nuvole di professione. Tutto cheto però, niente assalti al “forno delle grucce”, solo qualche bicchierata. Agrigentinerie insomma.
Ma vogliamo provare a capire perchè la manifestazione “per il centro storico” conteneva in se le ragioni del fallimento? Una manifestazione “per” è tranquillizzante e rinunciataria nella sua essenza, poco o punto   dirompente; i manifestanti sanno che si accontenteranno ancora delle promesse avendo spinto il futuro in un altrove che non si realizzerà mai.
Una manifestazione “per” è rassicurante perché sembra non avere individuato il “nemico” e quindi può accogliere nel suo ventre financo i politici e diventare un ossimoro ambulante.
Lo sfilare sembra teoria, un esercizio di bella scrittura. E’ Apollo che prevale su Dionisio senza però creare bellezza né fare scomparire il dolore che puntuale tornerà quando gli abitanti del centro storico faranno ritorno nelle loro case pericolose e con atto cristiano doneranno a Dio la sofferenza di giorni ingiusti. Forse alcuni sentiranno nuovamente il “brivido” di longanesiana memoria provato mentre sfilavano accanto al “principe”. Si chiederanno perché,e solo quando saranno riusciti a scansare la tentazione dell’auto-inganno e a trovare autenticità avranno risposta e riusciranno  a guardarsi vivere (ci risiamo, ancora Pirandello!) nella loro infelicità. Allora si ricorderanno delle parole di Ivan ne “I fratelli Karamazov”, si ricorderanno che “l’uomo è stato creato ribelle” forse destinato all’infelicità e cercheranno di paragonare le due infelicità. Quando avranno scelto, quello sarà l’inizio della risoluzione dei problemi del centro storico e l’alba di una nuova Agrigento.
Adolfo Montagna

Nessun commento:

Posta un commento