martedì 30 novembre 1999

Il nemico principale

Si voterà, è sicuro,  quest’Italia confusa e rissosa ha bisogno del voto quanto un malato con la febbre a quaranta di un antibiotico.
Fin’ora abbiamo assistito ad uno spettacolo indegno messo in scena in una società dominata dai media dove le idee sono semplici simulacri e rappresentazioni autoreferenziali rispetto alle quali è estranea la centralità di un ragionamento libero e intellettualmente onesto.
Senza idee né prospettive da regalare a un paese irrimediabilmente fermo, la politica oggi offre solo risse che non fanno altro che infoltire le file dei prossimi astenuti ed impedire quel ricambio generazionale necessario ma ad oggi impossibile perché i giovani si tengono ben lontani da partiti che non sono più nidi d’idee, hanno perduto ogni capacità fascinatoria  e si caratterizzano soltanto per avere un padrone.
Più passa il tempo che ci separa dalla fine del novecento e delle ideologie e meno la politica sente il bisogno della cultura che il “poeta della negritudine” definiva “l’alfa e l’omega della politica” .
Oggi, per fare politica, partendo dal basso, dai piccoli centri, basta avere una famiglia numerosa; salendo, con l’attuale legge elettorale, basta essere nelle grazie del padrone del partito.
Eppure l’Italia si trova davanti a due sentieri convergenti, uno che porta alla conservazione dello status quo e l’altro che conduce avanti verso spazi soltanto pensati.
Se vogliamo dare un senso alle parole e non considerarle flatus voci possiamo affermare che c’è un partito che ha il dovere, si proprio il dovere, di condurci alle elezioni anticipate e di guidare, si di guidare, il fronte antiberlusconiano.
Quest’onere, ma io dico onore, spetta a Futuro e Libertà.
Dal momento in cui i finiani si sono scusati con Montanelli, il quale aveva definito l'Italia berlusconiana come la peggiore delle italie che avesse visto e il berlusconismo come la "feccia che risale il pozzo, essi hanno assunto un impegno che baypassa quello di rispettare il volere degli elettori. I finiani hanno cambiato idea e cambiare idea non è affatto disdicevole, anzi, è indice di sensibilità e di assenza di superficialità come ci dice Fernando Pessoa in “cronache della vita che passa” e può sanare errori del passato.  Hanno cambiato idea e devono coraggiosamente imboccare la strada indicata proprio da un finiano, Fabio Granata, che ha evocato la categoria del “nemico principale” di Carl Schmitt.
Del resto, a ben guardare, Montanelli quando ruppe con Berlusconi che voleva fare de “Il Giornale” l’organo di partito di Forza Italia, dal 1994 appoggiò tutti coloro che si opponevano a Berlusconi: prima Segni e Martinazzoli poi, criticamente, l’Ulivo.
Bisogna partire dall’approvazione di una nuova legge elettorale per arrivare a quella sorta di CLN e quindi alle elezioni. Sarà qualcosa di molto vicino alla maggioranza che sostiene Lombardo che però nasce da motivazione diverse, probabilmente meno strategiche e forse più auto conservative.
Non bisogna dimenticare inoltre che una alleanza elettorale contro il “nemico principale” sarebbe anche un’alleanza contro la rozzezza e l’egoismo leghisti.
La necessità di mettere ordine alla politica impone di gettare uno sguardo anche su Agrigento dove fin’ora Zambuto ha fatto tutto e il contrario di tutto rivelandosi per i partiti una sorta di “partita di giro” uscendovi per poi rientrarci, facendo ribaltoni e contro-ribaltoni a proposito dei quali c’è da dire che suscitano scandalo quando si subiscono mentre sono necessari, quasi frutto di un “laboratorio politico”, quando se ne beneficia.
Zambuto deve fare capire una volta per tutte qual è il suo progetto politico, ci deve rassicurare e far capire che c’è qualcosa che va oltre le lamentazioni e soprattutto deve mettere mano alle emergenze agrigentine  che sono tante e non limitate al mare di San Leone. Dovrebbe per esempio prendere l’abitudine di farsi vedere semestralmente e per qualche ora, in fondo non è molto, nei quartieri satellite di Agrigento da dove manca, se la memoria non m’inganna, dai giorni della campagna elettorale.
Adolfo Montagna

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